Disturbo oppositivo provocatorio

La diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) si applica a bambini che esibiscono livelli di rabbia persistente ed evolutivamente inappropriata, irritabilità, comportamenti provocatori e oppositività, che causano menomazioni nell’adattamento e nella funzionalità sociale. Un bambino al quale viene posta questa diagnosi, deve mostrare tali sintomi in maniera persistente per almeno 6 mesi e i sintomi devono causare menomazione nel funzionamento personale e sociale. Una storia precoce di DOP è spesso presente in bambini che vengono successivamente diagnosticati come Disturbo della Condotta (DC). Il DOP emerge solitamente in maniera più precoce (di solito intorno ai 6 anni) rispetto al DC (età di esordio intorno ai 9 anni). Ad ogni modo, molti bambini vengono diagnosticati come DOP in età preadolescenziale.

Quali sono i sintomi del disturbo oppositivo provocatorio?

Di base si tratta di un comportamento ostile, negativo e di carattere provocatorio. Tra i vari sintomi possiamo elencare:

  • spesso va in collera;
  • spesso litiga con gli adulti;
  • spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste o regole degli adulti;
  • spesso irrita deliberatamente le persone;
  • spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento;
  • è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri;
  • è spesso arrabbiato e rancoroso;
  • è spesso dispettoso e vendicativo.

Quali sono i fattori di rischio del disturbo oppositivo provocatorio?

Di base si tratta di situazioni infantili durante le quali il bambino è stato trascurato o anche abusato, di una condotta legata a una richiesta di disciplina troppo severa e sempre intransigente, di mancanza di supervisione e di genitori che hanno alle spalle problemi simili o legati ai disturbi dell’apprendimento. L’instabilità familiare e i cambiamenti stressanti possono aumentare la possibilità che il disturbo compaia.

Qual è la migliore terapia per il disturbo oppositivo provocatorio?

Di base si tratta di un intervento di psicoterapia cognitivo comportamentale. Il lavoro si basa sulla distinzione fra quelli che sono i deficit cognitivi del soggetto e le distorsioni cognitive, ovvero la percezione sbagliata della realtà. Il bambino sottoposto a certi stimoli reagisce perché influenzato da processi di percezione errati, che influenzano di conseguenza le sue emozioni nella lettura degli eventi.
La terapia si basa quindi sull’analisi cognitiva del paziente, sulla sua attivazione neurovegetativa e sul problem solving interpersonale. La terapia interessa anche la cognizione dei genitori e degli insegnanti, poiché tali soggetti sono spesso chiamati a rispondere di atteggiamenti che possono rappresentare la causa del problema stesso. L’azione terapeutica deve quindi lavorare su più fronti, per non peggiorare la situazione famigliare del bambino o del ragazzo e aprire la strada a un miglioramento delle sue condizioni di vita psicologiche ed emotive.

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