Obesità infantile, pregiudizi e stigma sociale: il caso Siani e la corsa all’immagine perfetta

Abbiamo ancora negli occhi e nelle orecchie la battuta che ha portato il regista Alessandro Siani al centro di numerose critiche durante la sua partecipazione alla prima serata dell’ultima edizione del Festival di Sanremo.

Le frasi di scherno rivolte a un bambino obeso seduto nelle prime file tra il pubblico del Teatro Ariston, a prescindere dal fatto che siano state più o meno studiate per scopi di marketing e visibilità, hanno portato in luce un tema senza dubbio importante: la centralità di una figura fisica perfetta in una società dominata dai contenuti visuali.

Sì, ormai non si parla più solo di televisione come qualche anno fa, quando tutte le dita erano puntate contro la scatola che accompagnava gran parte delle giornate dei bambini, e che fungeva quasi da sostituta di alcune figure educative imprescindibili.

Ora ci sono anche i social, e il boom vissuto negli ultimi due anni da piattaforme prettamente visuali come Instagram ha cambiato radicalmente il nostro modo di vedere l’immagine.

Qualche esempio? L’aumento degli interventi di chirurga estetica con il principale scopo di apparire meglio nei selfie (i dati per gli USA parlano di un incremento del 25% nell’ultimo anno, con un boom della rinoplastica). Sempre guardando al palco di Sanremo, si possono citare le numerose critiche social arrivate alla cantante Emma Marrone, che si è presentata sulla scena con un vestito dorato aderente, da troppi non considerato adatto alle sue forme mediterranee.

La naturalezza di un corpo come quello pieno di Emma Marrone e l’effettiva patologia del bambino irriso da Siani rappresentano fattori annoverabili tra le cause di stigma sociale.

Il regista napoletano ha tentato di riparare alla gaffe commesa con una foto  nei camerini assieme al bambino schernito: un’immagine per far dimenticare il giudizio pesantissimo contro un’imperfezione fisica.

Senza dubbio un passo non sufficiente a cancellare dalla memoria dei media e degli spettatori uno scivolone non da poco, che porta a riflettere su come l’overload di immagini che ci circonda possa in alcuni casi generare effetti poco positivi. Per esempio? Le bugie che si raccontano su Instagram, millantando la mancanza di filtri in foto abbondantemente ritoccate (circa l’11% dei tag #nofilter non corrisponderebbe a effettiva naturalezza dell’immagine).

La perfezione non esiste: si può solo parlare di unicità, che è in tutti i sensi sinonimo di bellezza. Peccato è vedere quanto spesso ce lo dimentichiamo, accettando socialmente uscite davvero poco felici!

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