Autolesionismo negli adolescenti, che fare?

L’autolesionismo negli adolescenti è una patologia che è sempre esistita e che, per varie cause sociali, si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo. L’autolesionismo è un comportamento che è volto a procurare danni fisici e psicologici alla propria persona e non necessariamente si lega con l’idea del suicidio. È importante ricordare che l’autolesionismo esiste dalla notte dei tempi e per fortuna il problema sta iniziando a venire alla luce in modo più attivo, in quanto un tempo si preferiva nascondere gli episodi con conseguente peggioramento degli stessi. I gesti autolesionistici negli adolescenti possono essere legati a tagli, bruciature autoinflitte, tricotillomania, ovvero la pratica di strapparsi i capelli fino all’abitudine di ingerire veleni, oggetti o sostanze pericolose per l’organismo. In termini medici si parla di ANS, autolesionismo non suicidario, che porta gli adolescenti a ricoverarsi in ospedale solo in su 2 casi su 10, almeno a quanto dicono le statistiche. Questi dati evidenziano che scoprire l’autolesionismo negli adolescenti non è così semplice, perché spesso si tratta di comportamenti compulsivi e continui, ma che non richiedono il ricovero in ospedale né la medicazione in pronto soccorso e che quindi conducono i genitori ad accorgersi del problema solo dopo molto tempo dalla comparsa dei primi sintomi.

Quali sono le cause del problema? Innanzitutto si tratta di una pluralità di fattori, di natura psicologica, sociale e ambientale. Studi in merito hanno evidenziato che gli adolescenti che praticano l’autolesionismo sono spesso coinvolti in abusi di alcol, in esperienze sessuali non piacevoli e addirittura in abusi, anche psicologici. Tra le cause che possono far insorgere la patologia si includono anche la testimonianza di atti autolesionistici e la difficoltà a comprendere il proprio orientamento sessuale. Eventi fortemente ansiogeni come la morte di genitori o parenti cari, atti di bullismo e sensazioni di inadeguatezza possono essere infine annoverate tra le cause possibili, ma ogni caso si rivela diverso e spesso i comportamenti derivano da una commistione di ragioni anche molto varie fra di loro.

Cosa si deve fare nel caso dell’autolesionismo negli adolescenti? Se i genitori notano la manifestazione di questi comportamenti possono scegliere di affidarsi a un percorso di terapia psicologica, che potrebbe però rivolgersi all’impiego di farmaci antidepressivi. In alcuni casi tale terapia si è rivelata disastrosa, soprattutto nei casi nelle fasce di età più basse, mentre altre volte si sono notati buoni risultati. Sempre di farmaci inibitori si tratta, ovvero di sostanze che bloccano il pensiero e che non risolvono il problema alla radice.

È importante combattere gli episodi di autolesionismo negli adolescenti innanzitutto riconoscendo il problema e quindi dando vita a un percorso che coinvolge i genitori, la scuola e i ragazzi. Punti di ascolto presenti all’interno della scuola possono risultare fondamentali, così come numeri verdi attivi in ogni momento ai quali i ragazzi possono rivolgersi se hanno bisogno di aiuto. È fondamentale educare i genitori e gli insegnanti a riconoscere i sintomi dell’ANS e, soprattutto, a essere veloci e pratici nell’agire. Solo in questo modo è possibile riconoscere il problema e dare il via a un processo di cura che può portare alla guarigione dei ragazzi.

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