Senza di te non esisto. La sofferenza nella dipendenza affettiva

La dipendenza affettiva è una condizione patologica in cui il legame di coppia viene vissuto come conditio sine qua non per la propria esistenza.

In tutti i legami affettivi c’è sempre un confine che delinea un rapporto sano da un rapporto patologico.

La frase «senza di lui/lei non posso esistere» se su un piano superficiale potrebbe sembrare una dichiarazione d’amore importante. In realtà nasconde una profonda sofferenza e, soprattutto, la necessità di dipendere dall’altro, a prescindere da chi si è e da cosa si desidera.

Cos’è la dipendenza affettiva

Chi soffre di dipendenza affettiva vive la relazione di coppia come se si ponesse su uno scalino sempre inferiore al proprio partner. Con la perenne sensazione di inferiorità e di non meritarsi quel tipo di affetto. La loro debolezza può essere talvolta strumentalizzata nella diade a favore dell’altro partner, più forte e più sicuro di sé.

L’importanza che viene attribuita all’altro può essere tale da annullare se stessi. Questo genere un circolo vizioso che ha come filo conduttore della propria esistenza il non meritarsi quella determinata attenzione, quel determinato affetto. Questo porta chi soffre di dipendenza affettiva a vivere la propria vita con delle lenti distorte rispetto alla realtà. A compiere spesso scelte non desiderate. E, soprattutto, ad adattarsi alle scelte compiute dall’altra persona.

L’apparente serenità vissuta in queste relazioni disequilibrate è però spesso minata dal terrore dell’abbandono. Dal timore di essere se stessi. Da un profondo senso di colpa e di rabbia a cui spesso non si dà spazio.

La totale devozione verso l’altro porta ad un progressivo annullamento di ciò che si è, dei propri interessi, talvolta dei propri amici arrivando, in casi estremi, all’isolamento.

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La coppia spesso può “funzionare” perché, nel suo totale disequilibrio è, paradossalmente, bilanciata. Se da una parte vi è una persona che si pone sempre su un piano inferiore, dall’altra ce ne sarà una pronta a ergersi sul piedistallo e a dare priorità alla propria quotidianità al proprio modo di intendere la coppia.

Un denominatore comune in coloro che soffrono di dipendenza affettiva è la bassa autostima. La percezione di sé come di persone “non degne” distorce la realtà e le relazioni. Rende queste persone insicure e ansiose non solo nella vita di coppia ma anche in qualsiasi tipo di legame.

Origini 

Ma quali possono essere le origini della dipendenza affettiva? Per quanto ognuno di noi nasca con un determinato temperamento e sia quindi più incline a “funzionare” in un modo piuttosto che in un altro, vi è un’influenza importante nella gestione dei legami affettivi durante l’infanzia.

Citando lo psicologo e psicoanalista britannico John Bowlby e la sua teoria dell’attaccamento, coloro i quali da bambini sperimentano un legame con il proprio caregiver di tipo ambivalente sono più inclini a gestire le relazioni affettive da adulti in modo insicuro e ossessivo.

La difficoltà nella gestione di questo rapporto infantile risiede nella discontinuità della presenza della figura adulta di riferimento. Da qui deriva il pensiero abbandonico e il senso di colpa che spesso porterà il bambino, da adulto, a idealizzare gli altri sopravvalutandoli, sminuendo, invece, la fiducia rispetto alle proprie capacità.

Come gestirla la dipendenza affettiva

Appurate le probabili origini di questo stato patologico occorre capire come si può affrontare e imparare a gestire il problema.

Il primo passo è la consapevolezza. Riconoscere di avere un problema è già il primo passo per affrontarlo. Non è una fase scontata quella della presa di coscienza, perché richiede di togliere le famose “lenti” con le quali si vedeva il mondo e le persone in modo distorto.

Un percorso del genere dovrebbe essere supportato da uno psicologo, con il quale intraprendere un percorso molto profondo, che aiuti a rinforzare la propria autostima e a capire il perché alcune scelte siano state fatte anche a scapito della propria felicità.

Non è mai troppo tardi per diventare più consapevoli, salire quello scalino che ci divideva dagli altri, e imparare a gestire le relazioni su un piano equilibrato.

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