Autonomia e adolescenza. Facciamo il punto

L’adolescenza è una fase della vita ricca di cambiamenti, primo fra tutti la ricerca di una propria identità. Il binomio “adolescenza” e “autonomia” negli ultimi anni è stato oggetto di discussioni, causando opinioni diverse in tal senso. Proviamo a fare il punto.


Se guardiamo lo spaccato della società oggi ci troviamo di fronte ad una visione schizofrenica degli adolescenti. Spesso, infatti, la generazione post-millennials viene additata come quella di ragazzi certamente poco autonomi, senza passioni, poco desiderosa di allontanarsi, raggiunta la maggiore età, dal nido familiare. In una fase storica in cui la pubertà, ovvero l’insieme di cambiamenti fisiologici e ormonali di ragazze e ragazzi, compare più precocemente rispetto a qualche decennio fa, compaiono anche articoli di giornale in cui si racchiude il periodo dell’adolescenza in una fascia d’età che parte dai dieci e termina ai ventiquattro anni.

Adolescenze e autonomia

A rinforzare l’idea di ragazzi poco autonomi e protagonisti delle loro vite anche le ultime decisioni politiche prese in nome di una “tutela” , forse sarebbe meglio dire “ipertutela”, in cui è ufficialmente impedito ai giovani frequentanti la scuola secondaria di primo grado di poter tornare a casa in autonomia al termine delle lezioni scolastiche. Sorge quindi spontaneo il dubbio relativo ai possibili condizionamenti che la società ha nei confronti degli adolescenti in tema di autonomia. L’infantilizzazione degli adolescenti è infatti un fenomeno in corso e porta con sé determinate conseguenze.

Proviamo a pensare all’effetto Pigmalione, noto anche come effetto Rosenthal.

L’assunto principale dice che il modo in cui noi percepiamo una persona influenza il nostro comportamento e di conseguenza anche le reazioni dell’altra persona. In una sorta di “profezia che si autoavvera” la società ingabbia sempre di più gli adolescenti come “ragazzi Peter-Pan” e, di conseguenza, alcuni di loro si sentono probabilmente legittimati a esserlo.

Vi è però una totale incoerenza tra questa visione e quella che, ad esempio, venne sancita dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia nel lontano 1989. Quasi trent’anni fa infatti l’ONU ha restituito ai minori il loro ruolo di protagonisti della società, tutelandoli anche da un punto di vista legale affinché la loro parola e le loro idee avessero un riscontro e un supporto nella realtà.

Caratteristiche principali dell’adolescenza

Se la società ha dunque un pensiero confuso e contraddittorio rispetto al periodo dell’adolescenza, è anche vero che ci sono alcuni punti fissi che sono rimasti invariati da una generazione all’altra.

Una caratteristica principale dell’adolescenza risulta essere la messa in discussione dell’infallibilità dei genitori. Si penserà tutto e il contrario di tutto, ma se la famiglia rappresenta una base sicura, il ragazzo rimarrà comunque agganciato dal punto di vista educativo e affettivo al nucleo familiare.

Vi è inoltre la ricerca della propria identità, che passa anche attraverso l’omologazione ai pari. Questo perché, in questa fase dello sviluppo, l’appartenenza al gruppo dei pari è fondamentale, l’approvazione degli amici è un rinforzo positivo rispetto a come ci si percepisce.

La ricerca di maggiore autonomia è presente e dovrebbe andare di pari passo con una progressiva responsabilizzazione sia da parte della famiglia che da parte delle altre istituzioni. Laddove i bisogni vengono anticipati e nel caso in cui vi sia un’iper-protezione da parte della famiglia, vi sono dei rischi rispetto alla percezione, da parte dei ragazzi, della propria efficacia. La crescita dei disturbi d’ansia nei giovani e il ricorso talvolta agli psicofarmaci come calmante dell’ansia è un riscontro evidente in tal senso. Se le difficoltà non vengono vissute e affrontate non potranno contribuire a rinforzare il “know how” degli individui, anche e, soprattutto, se si tratta di fallimenti.

Ricordiamoci infine che in questa fascia d’età i ragazzi iniziano a visualizzare il proprio futuro, sarebbe quindi importante che la società legittimasse i giovani a poterlo fare.

Educare all’autonomia

Essere genitori oggi non è semplice: il tempo è poco e i bisogni, soprattutto affettivi ed educativi, sono molti. Sarebbe opportuno quindi dare la priorità ad una comunicazione aperta e recettiva non solo con i figli, ma con tutte le altre figure educative che ruotano intorno a loro. Se si utilizza uno stesso registro educativo e una comunicazione coerente allora si potrà davvero supportare un ragazzo ad affrontare serenamente la propria adolescenza e ad essere pronto per affacciarsi verso l’età adulta.

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