Come insegnare ai bambini a condividere i giochi

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Non è semplice spiegare ad un bambino l’importanza di condividere i giochi con altri bambini, che siano fratelli, sorelle o altri amichetti. Spesso, soprattutto quando un giocattolo è nuovo, i bambini tendono a volerlo sempre utilizzare loro, in modo esclusivo. È necessario, però, da parte della mamma e del papà, far capire al bambino che si tratta di un gioco a cui tutti possono giocare.

Sono i genitori, quindi, che devono dare il giusto esempio ai bambini. Non si tratta tanto di un esempio a parole, quanto a fatti: sono questi che contano di più per i piccoli.

E se mio figlio non vuole condividere i giochi?

Oltre ai genitori, anche la scuola o l’asilo possono rivestire un ruolo importantissimo in questo caso. È necessario far capire che un oggetto può essere utilizzato da tutti. Se il bambino ha un fratello più grande, il suo esempio di condivisione può essere valido. I più piccoli, infatti, tendono a guardare molto i comportamenti dei fratelli o sorelle più grandi. Un fratello maggiore abituato alla condivisione è un buon biglietto da visita affinché anche il piccolino impari l’importanza di questo valore.

Educare i bambini alla condivisione: come fare

Ma come fare, nel dettaglio? Una semplice idea può essere, se il bambino non vuole condividere i giochi, lasciarlo da solo e iniziare, magari, a giocare col fratellino oppure con l’amichetto con un altro giocattolo. In questo modo, il bambino prima o poi capirà che il gioco è una questione di relazione e che è anche un mezzo di comunicazione.

Senza condivisione, non può esistere una comunicazione. E senza comunicazione, non esiste gioco.

Si può pensare di far giocare i bambini con giochi che implicano una certa condivisione naturale: ad esempio le costruzioni, oppure un gioco in scatola. In alternativa, vanno bene anche giochi come il girotondo o il nascondino, che permetteranno al bambino di divertirsi senza pensare al possesso materiale dei giocattoli.

Gli errori da non fare

Esistono, infine, degli atteggiamenti che è meglio non avere, onde evitare di procurare nel bambino l’effetto contrario. Il classico esempio è rappresentato dal genitore che urla, sbraita o, peggio ancora, che tira uno schiaffo al piccolo. È sufficiente far capire al bambino che il suo non è il comportamento migliore da tenere. Giocare in due, infatti, è più divertente che farlo da soli. Le forzature innaturali non apportano mai buone soluzioni, così come lo strappare via dalle mani del bambino il gioco in questione. Piano piano, in ogni caso, il bambino imparerà da solo che la condivisione porta buone cose: ciò accadrà, più o meno, intorno ai quattro o cinque anni di età.

Imparare a condividere da bambini migliora gli adulti

Imparare a condividere è un comportamento che tornerà alla memoria anche da adulti. La condivisione, infatti, implica pazienza, un qualcosa che i grandi hanno (o devono avere), al contrario dei bambini. Da un lato, inoltre, si educa il bambino ad essere generosi e si permette di controllare gli impulsi possessivi. Il bambino che sa condividere i propri giochi sarà un adulto forse più paziente e anche più generoso: in poche parole, sarà un uomo o una donna migliore.

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