Sempre più connessi e sempre più soli: la dipendenza da cellulare

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Il mondo 2.0 e quello delle tecnologie portano con sé numerose innovazioni e, al contempo, nuove problematiche. Se proviamo a pensare ai primi anni del Duemila ci sembra quasi impensabile ora vivere in un mondo non connesso, senza la possibilità di contattare chi vogliamo quando vogliamo, di avere internet sempre a disposizione, e di essere reperibili sempre.

In alcune situazioni estreme il bisogno di avere uno smartphone con sé diventa tale da creare una vera e propria dipendenza. Questo comportamento patologico è stato recentemente definito Nomofobia, e indica, appunto, la dipendenza da cellulare.

La Nomofobia: cause, sintomi e statistiche

Attualmente questa problematica non è stata ancora inserita nel manuali diagnostici, ma nel futuro non è di certo da escludersi come possibilità.

Il termine Nomofobia ha origine inglese (formato dal suffisso –fobia e l’abbreviazione no-mobile, quindi senza telefono cellulare) ed è nato in occasione di uno studio condotto da YouGov, ente di ricerca britannico.

Secondo lo studio britannico la dipendenza da cellulare colpirebbe soprattutto i giovani tra i 18 e i 29 anni. I sintomi di tale disturbo avrebbero diverse similitudini con una vera e propria crisi d’astinenza, provocando quindi alti livelli di stress laddove non si abbia con sé il telefono, non si è reperibili, si abbia il telefono scarico o prossimo a esserlo. Gli intervistati sostengono di aver bisogno di essere sempre raggiungibili e la metà di loro non spegne mai il telefono.

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Seppure la letteratura in merito a questo argomento sia ancora poco dettagliata, il fenomeno di dipendenza da smartphone è sempre più attuale, anche in Italia. In questo quadro ossessivo l’utilizzo dei social network diventa una delle principali cause di dipendenza da smartphone. Pensiamo che, secondo il report Digital in 2017, su 39 milioni di italiani che utilizzano internet, 31 milioni sono attivi sui social media e 28 milioni accedono ai propri social tramite smartphone.

Se provassimo a descrivere la dipendenza da cellulare con un’immagine probabilmente potremmo visualizzarla come una serie di cerchi concentrici, nel più grande, e quindi più generico, compare la nomofobia, all’interno invece si sviluppano altri sottoinsiemi di dipendenze, in cui quella da social regna sovrana.

Si vive connessi ma ci si sente sempre più soli e ansiosi. Questo è il ritratto di chi fatica a staccarsi dalle tecnologie e dal virtuale. Il disagio diventa patologico nel caso in cui la qualità della vita venga condizionata negativamente, spingendo chi ne soffre ad un lento e progressivo ritiro sociale.

Come superare la dipendenza da cellulare

Come reagire se ci si trova in una condizione di disagio di questo tipo? Il primo passo è rendersi conto che c’è un problema. La consapevolezza è indubbiamente sintomo che un cambiamento è già in atto.

Potrebbe essere utile scrivere un vero e proprio diario dell’uso del proprio cellulare, per capire frequenza e necessità sottostanti e per rendersi conto della gravità del problema.

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Porre attenzione a evidenti segnali del disturbo, come ansia, aumento di stress, ritiro sociale progressivo, pensiero depressivo, soprattutto se inversamente correlati ad una vita virtuale apparentemente di successo (che si tratti di social o di giochi on-line).

La dipendenza da cellulare è un fenomeno da non sottovalutare, e che per poter essere gestito accuratamente può richiedere l’intervento di un professionista come uno psicoterapeuta. Trattandosi di una dipendenza la terapia di tipo cognitivo-comportamentale può essere una valida scelta.

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