Tante persone in un’unica mente: il disturbo dissociativo dell’identità

[Attenzione, questi primi due paragrafi possono contenere spoiler]
Molti di voi avranno letto Fight Club, il romanzo di Chuck Palahniuk da cui David Fincher ha tratto il film omonimo con Edward Norton e Brad Pitt; oppure Secret Window, il film con Johnny Depp tratto dal racconto di Stephen King Finestra segreta, giardino segreto; oppure Psyco di Alfred Hitchcock; o il più leggero Io me e Irene, con Jim Carrey; oppure ancora Lo strano caso del dottor Jekill e Mr. Hyde, romanzo di Robert Louis Stevenson da cui sono state tratte innumerevoli trasposizioni.

Cosa hanno in comune tutti questi titoli? Parlano tutti di casi di personalità multiple o, come si dice in gergo medico, di disturbo dissociativo dell’identità.

 

Il disturbo dissociativo dell’identità non è assolutamente un fenomeno al limite del paranormale. Ma una seria psicopatologia di origine traumatica, inclusa anche nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali.

Caratteristiche del disturbo dissociativo

• Interruzione dell’identità: il soggetto percepisce in sé la presenza di due o più personalità distinte. Ognuna con caratteristiche ben definite (nome, età, sesso, tono di voce, grafia, carattere e, addirittura, memoria storica personale). Inoltre, ognuna di queste personalità è perfettamente in grado di interagire con il mondo esterno.

• Amnesie: nel passaggi da una personalità all’altra, il soggetto non ricorda quanto vissuto “nei panni” della precedente identità.

Chi soffre di disturbo dissociativo dell’identità, può essere o meno consapevole delle tante personalità che affollano le sue stanze interiori. Spesso può avvertire delle voci interiori, come conversazioni tra sé e una o più personalità, che commentano i suoi comportamenti o gli si rivolgono direttamente.

Cause

Il disturbo dissociativo dell’identità ha origine da uno o più eventi traumatici vissuti durante la prima infanzia. In questo periodo, soprattutto se il trauma avviene prima dei cinque anni, i bambini traumatizzati fanno fatica a sviluppare una propria identità unitaria.

Stiamo ad ogni modo parlando di esperiente traumatiche significative, come per esempio maltrattamenti, abbandoni o abusi.

La dissociazione, in questi casi, diventa per i bambini un meccanismo di difesa. Diventa più facile dimenticare il trauma, allontanarlo da sé, farlo capitare a qualcun altro in un certo qual modo.

Una bambina subì abusi da parte del padre e del fratello. Imparò a farsi da parte mentalmente e invitare una ragazza più grande che non era spaventata all’idea di subentrare e ricevere l’abuso. Il terapeuta apprese che questa personalità era chiamata “Angretta” (dall’inglese “angry”, “arrabbiato”) e che il suo compito era di proteggere la personalità principale, che chiameremo Susan. Con il passare del tempo la parte del sé di Susan chiamata Angretta sviluppò una crescente ostilità nei confronti degli uomini e paura della sessualità. Quando Angretta esprimeva in modo molto rude la sua rabbia nei confronti degli uomini che erano attratti da Susan, esisteva un’altra personalità, chiamata Regretta (dall’inglese “regret”, “rammarico”) per rimediare al disastro e placare gli uomini. Susan generò confusione in molti uomini con questa strana incoerenza nella sua identità, e spesso questi perdevano l’interesse nei suoi confronti. Susan si chiedeva spesso perché non riusciva a trovare un compagno, perché faceva fuggire gli uomini, e aveva scarsa consapevolezza del fatto che mandava a questi uomini segnali contraddittori… [fonte]

Trattamento

Il trattamento migliore per curare disturbi dissociativi dell’identità consiste indubbiamente nella psicoterapia, che può declinarsi come

• terapia dialettico-comportamentale DBT

• desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari

• psicoterapia sensomotoria

• terapie di gruppo

• terapia cognitivo comportamentale

Non sono da escludere l’utilizzo di farmaci e l’eventualità di ricoveri psichiatrici.

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