Bambini iperattivi o solo vivaci? Il confine tra normalità e patologia

Come distinguere i bambini iperattivi da quelli semplicemente vivaci e come comportarsi quando si riscontra una vivacità “sospetta”.

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI in italiano, ADHD in inglese) è un vero e proprio spettro con il quale spesso i genitori devono rapportarsi.

In diversi ambienti (scuola, società sportive, etc.)  alcuni bambini vengono segnalati, fin dalla prima infanzia, come troppo vivaci e, i conseguenza a ciò, ai genitori viene caldamente consigliato di verificare che il proprio figlio non sia “iperattivo”.

In Italia, ma soprattutto all’estero, il termine iperattivo è diventato sempre più inflazionato. Seppur la prevenzione e la diagnosi precoce siano necessari e accolti positivamente dagli specialisti e dalle strutture che si occupano di diagnosi e trattamento di disturbi come questo, è importante precisare quali siano alcuni criteri discriminanti tra comportamento vivace e iperattività patologica.

Innanzitutto partiamo con la diffusione di questa patologia in Italia: le percentuali di bambini diagnosticati come ADHD si aggira intorno al 3%. Seppur si tratti di una percentuale da tenere in considerazione, è rilevante anche evidenziare quanti “falsi positivi” ci siano, fortunatamente, nella realtà.

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività ha inoltre caratteristiche specifiche, come precisate dal Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM).

Disattenzione

Vi può essere una componente disattentiva. I bambini iperattivi fanno spesso fatica a prestare attenzione ai particolari, compiono errori di distrazione nei compiti a scuola, nel lavoro, in altre attività.

Hanno frequentemente difficoltà nel mantenere l’attenzione sostenuta, sembrano non ascoltare se gli si parla direttamente, non seguono le indicazioni date e non portano a termine le consegne assegnate.

Possono inoltre avere difficoltà nell’organizzazione delle proprie attività o del proprio materiale. Sono infine riluttanti oppure oppositivi di fronte ai compiti da svolgere che richiedano uno sforzo cognitivo sostenuto.

Iperattività

Vi può essere una componente iperattività. Il minore si agita spesso sulla sedia agitando mani e piedi, fatica a restare seduto in classe, esprimendo la necessità di muoversi, corre senza una finalità e si arrampica in contesti non adeguati, è continuamente in movimento, ha difficoltà a impegnarsi in attività tranquille e spesso parla molto.

Impulsività

Vi può essere una componente di impulsività. In questo caso i bambini iperattivi non rispettano i turni della conversazione, interrompono i discorsi o le attività ludiche altrui, rispondono frequentemente ancor prima che venga terminata la domanda.

Bambini iperattivi o semplicemente vivaci?

Da queste tre aree si individuano così tre sottotipi, in base alla prevalenza dei sintomi: disattento, iperattivo-impulsivo, combinato.

Come si distinguono, dunque, i bambini iperattivi da quelli semplicemente vivaci? Innanzitutto si tratta di sintomi che provocano una marcata compromissione del funzionamento scolastico e sociale. Quando si descrive un bambino iperattivo, si deve pensare ad una Ferrari che corre continuamente all’impazzata, senza freni e senza controllo. Il bambino ADHD è un bambino che soffre, perché non riesce a gestire il suo continuo movimento e/o la sua disattenzione; è anche per questa ragione che il 40% dei casi di ADHD diagnosticati può soffrire anche di ansia e depressione. Nel 20% dei casi si denota invece la presenza di TIC e/o Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Proprio per la difficoltà di gestione del Disturbo, si registra anche un alto tasso di bambini ADHD ai quali viene in seguito riconosciuto un Disturbo Oppositivo Provocatorio o un Disturbo della Condotta.

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è quindi una patologia potenzialmente invasiva, che può favorire l’insorgenza di altri disturbi, internalizzanti (come ansia, depressioni) o esternalizzanti (Disturbo della condotta, Disturbo Oppositivo-Provocatorio).

Inoltre, l’insorgenza dei sintomi deve precedere i 7 anni d’età e manifestarsi in almeno due contesti (casa, scuola, ad esempio).

Cosa fare nel caso si osservasse una vivacità sospetta?

  • Prima di etichettare quindi un bambino come iperattivo, occorre prestare attenzione e non improvvisare diagnosi improprie. Qualora ci fosse il sospetto di una vivacità disfunzionale è opportuno rivolgersi a strutture specializzate.
  • È importante per i genitori o per gli adulti di riferimento escludere che si tratti di un’anomalia comportamentale o di un cambio di atteggiamento repentino dovuto a eventi che il bambino ha subìto o ai quali ha assistito.
  • Esaminare se i momenti ludici sono principalmente afinalistici (giochi brevi e senza uno schema, senza inizio e fine).
  • Osservare i comportamenti inconsueti, misurare i tempi attentivi, al fine di notare un’eventuale correlazione con stanchezza e irascibilità (prevalenza, ad esempio, di comportamenti vivaci o di un atteggiamento distratto di sera).
  • Chiedere un primo aiuto alla scuola, consultando la psicologa scolastica, dove è presente.

Ricordiamoci pertanto che la vivacità, intesa come esuberanza e brio è, a differenza dell’iperattività, una qualità. Come tale è una caratteristica da preservare, talvolta da arginare, ma non da estinguere.

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