DSA bambini stranieri: come aiutarli tra scuola e famiglia

La gestione di bambini con DSA è in generale non facile all’inizio. Lo è ancora di più quando la situazione riguarda un bambino straniero adottato. Sono tantissimi i quesiti che mi vengono posti in merito, da genitori adottivi che, già con la testa piena di dubbi, domande e paure, si trovano ad affrontare anche le difficoltà di apprendimento dei propri figli, che possono determinare un ulteriore isolamento dal gruppo sociale.

DSA bambini stranieri: cosa fare in questi casi?

Prima di tutto è bene, non appena ci si accorge che le difficoltà nell’apprendimento non sono una situazione sporadica, consultare un terapeuta per appurare la diagnosi di DSA. In alcuni casi, quando un bambino straniero incontra problemi nel percorso scolastico, dietro alla situazione può esserci come causa principale la difficoltà nell’apprendere la lingua del nuovo paese e nel raggiungimento di un bilinguismo simultaneo.

Prima di contattare il terapeuta è fondamentale appurare la mancanza di problemi a livello di integrazione scolastica. In questa fase è essenziale instaurare un rapporto chiaro e costante con gli insegnanti, senza aver paura di esprimere i propri dubbi.

Solo con una proficua collaborazione tra scuola e famiglia è infatti possibile aiutare il bambino DSA straniero, che vive il percorso di integrazione nella nuova realtà e, parallelamente, il disturbo dell’apprendimento.

Dialogo

Se la diagnosi del terapeuta certifica la presenza del disturbo, il primo consiglio da seguire consiste nel parlare in maniera chiara con il proprio figlio, spiegandogli che la situazione che vive non lo rende diverso dagli altri e che rappresenta un tratto unico e speciale della sua persona.

Se il bambino è ai primi anni del percorso scolastico la cosa può essere più facile, dal momento che sono meno marcate alcune delle differenze a livello socio culturale, motivo per cui è possibile lavorare meglio dal punto di vista dell’incoraggiamento.

Niente forzature

Altro punto importante da considerare riguarda il fatto di non forzarlo a raccontare quello che vive in ambito scolastico. In questo modo si evita che veda la conversazione sul tema con il genitore come una costrizione e un motivo di ansia, il che rappresenta il primo passo per odiare lo studio e per rifiutare i concetti presentati in classe.

Esperienze extrascolastiche

Ultimo ma non meno rilevante suggerimento riguarda il fatto di offrirgli esperienze extra scolastiche di natura culturale o creativa, in modo da aiutarlo a vivere l’apprendimento in modo curioso e divertente, il che significa non limitarsi ai libri ma conoscere il proprio orizzonte culturale di crescita anche in altri modi.

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