Gli strumenti compensativi sono sempre un aiuto per i bambini DSA?

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Per garantire l’autonomia dello studente con DSA, l’ormai notissima legge 170/2010 cita gli strumenti compensativi.

Per capire cosa sono gli strumenti compensativi, dobbiamo effettuare un parallelismo: “Uno studente dislessico che utilizza gli strumenti compensativi è come un miope che utilizza gli occhiali”. Quindi, allo stesso modo del miope che per vederci meglio utilizza gli occhiali, un bambini con DSA potrà fare uso degli strumenti compensativi per poter studiare e comprendere al meglio gli argomenti di scuola.

Ma tali strumenti compensativi sono sempre un vantaggio per coloro che hanno DSA oppure no?

Cosa sono gli strumenti compensativi?

Gli strumenti compensativi sono dei mezzi (tecnologici e non) che servono per meglio supportare le difficoltà tipiche di coloro che hanno disturbi specifici dell’apprendimento e si dividono in due categorie:

specifici: tutti gli strumenti che servono a supportare la lettura, la grafia, i calcoli, l’ortografia. Un classico esempio è la calcolatrice, ma anche la videoscrittura con un correttore ortografico

non specifici (o funzionali): tutti quegli strumenti che supportano aspetti deficitari trasversali. La tavola pitagorica, ad esempio, ne fa parte, ma anche le tabelle dei verbi e delle formule matematiche.

Va da sé che, con l’avvento della tecnologia, questi strumenti compensativi sono sempre più “informatizzati”.

Strumenti compensativi sotto accusa: bloccano lo sviluppo?

Non sempre, però, questi strumenti compensativi sono visti di buon occhio. C’è chi sostiene che se vengono forniti troppo precocemente, potrebbero addirittura inibire lo sviluppo di una funzione. C’è chi dice, ad esempio, che l’uso della calcolatrice non andrebbe mai consentito durante la scuola primaria. In questa età, infatti, è necessario stimolare il calcolo mentale. Se, invece, nella scuola secondaria si percepiscono difficoltà con il calcolo, si può pensare di ricorrere a degli strumenti che sostituiscano la prestazione carente.

Possono provocare invidie e gelosie

L’uso degli strumenti compensativi può, inoltre, suscitare gelosie e invidie da parte dei compagni di classe. Gli studenti che li utilizzano appaiono così facilitati rispetto a chi non li usa.

Dobbiamo, però, fare una precisazione: questi strumenti non servono affatto a facilitare i bambini che hanno un DSA, ma servono per mettere loro sullo stesso piano degli altri. È, quindi, compito degli insegnanti intervenire in modo corretto nel momento in cui in una classe si verifica una situazione di questo genere.

La diversità di abilità tra i ragazzi non deve essere considerata come un disvalore. Qualora lo strumento compensativo diventi un disagio da parte della persona che lo usa, vorrà dire che ha perso la sua connotazione positiva. Il suo uso non deve assolutamente essere motivo di emarginazione da parte dei compagni.

Possono diventare un alibi per gli insegnanti?

Dobbiamo maneggiare con cura gli strumenti compensativi. Questi, infatti, risultano utili soltanto se l’insegnante li accompagna con un metodo di insegnamento adeguato. Non si può certo pensare di mettere davanti ad un pc uno studente con DSA e sperare che magicamente apprenda tutto da solo!

Quando manca un valido metodo di insegnamento, gli strumenti compensativi possono diventare un alibi per gli insegnanti, aumentando il disagio e la frustrazione da parte degli alunni. Gli insegnanti potrebbero iniziare a pensare che, nonostante la presenza degli strumenti, il bambino non impara perché non si applica a sufficienza, oppure è svogliato.

Come dobbiamo comportarci con l’uso degli strumenti compensativi?

Detto tutto ciò, non dobbiamo certo demonizzare l’uso degli strumenti compensativi, a patto di utilizzarli con criterio, affinché possano essere davvero di aiuto e non di impiccio. È necessario, quindi, capire come usarli, quali funzioni riescono a compensare e quali no. È utile sceglierli sulle basi di difficoltà che ha il bambino e in base anche all’età. Inoltre, prima di sceglierli, dobbiamo cercare di capire se il bambino è pronto ad utilizzarli, non solo dal punto di vista delle abilità cognitive, ma anche dal punto di vista emotivo. Infine, sarà necessario tenere conto di tutto il contesto in cui saranno usati.

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