Comportamenti regressivi nei bambini:quando sono sintomo di un disagio

La crescita, a volte, può prevedere piccoli momenti di regressione: il bambino che sta maturando può mostrare atteggiamenti da “bimbo piccolo”. Cerchiamo di capirne insieme le ragioni.


I genitori desiderano proteggere sempre i propri figli. A fronte dei numerosi impegni scolastici ed extra-didattici che i bambini vivono, spesso separati dai genitori, il timore di una mamma o di un papà potrebbe essere quello di sapere se ci sono indicatori particolari per capire eventuali disagi nel proprio figlio.

Talvolta i genitori assistono a dei cambiamenti comportamentali che possono essere etichettati come comportamenti regressivi nei bambini. Ma come si fa a sapere se alcuni mutamenti sono la diretta conseguenza di un disagio?

La crescita, a volte, può prevedere piccoli momenti di regressione: il bambino che sta maturando può mostrare atteggiamenti da “bimbo piccolo”, in quanto ricerca momentaneamente l’attenzione dei genitori attraverso schemi comportamentali che ben conosce e che, come tali, gli danno sicurezza.

Ciò che può essere un segnale d’allarme risulta il cambiamento repentino nel comportamento o nell’umore. Occorre perciò osservare da quanto tempo il comportamento anomalo sia presente.

Rispetto alle tempistiche, si può fare mente locale su possibili avvenimenti che possano aver scatenato questa alterazione del carattere, evento che può essere accaduto in famiglia o all’esterno della famiglia. Un esempio che si verifica frequentemente può essere la nascita di un fratellino o di una sorellina: un evento del genere, modificando le dinamiche familiari, può causare comportamenti regressivi nei bambini.

Seppur non ci sia una lista predefinita di indicatori di disagio, eccezion fatta per traumi subìti di una certa rilevanza, si può però fare attenzione ad alcuni comportamenti problematici, soprattutto se distonici rispetto al temperamento del bambino.

Tornare a dormire con mamma e papà

Tornare a dormire con mamma e papà è una delle problematiche maggiormente vissute dai genitori. I “traslochi” notturni da un letto ad un altro sono frequenti in tante famiglie. Un comportamento apparentemente normale diventa allarmante quando compare in bambini che non hanno mai avuto difficoltà a dormire nel proprio letto.

Enuresi (pipì addosso)

Anche in questo caso, questo tipo di comportamento regressivo nei bambini necessita di un approfondimento quando si ripresenta in un bambino che ha raggiunto la completa autonomia e il controllo sfinterico.

Encopresi (cacca addosso)

Più raro dell’enuresi, anche questo comportamento diventa anomalo in bambini che hanno raggiunto la piena autonomia e controllo sfinterico.

Forte irritabilità

Talvolta i bambini esprimono un disagio emotivo attraverso repentini cambiamenti d’umore. Una forte irritabilità che precedentemente non contraddistingueva il carattere del bambino merita l’attenzione dei genitori.

Somatizzazione

Mal di testa o mal di pancia che precedono un determinato evento, come ad esempio una verifica a scuola oppure un’attività con dei coetanei, può essere un campanello d’allarme rispetto ad uno stato d’ansia che mente e psiche gestiscono, a volte, in questo modo.

Problemi del sonno

Un sonno irregolare è a volte correlato ad un momento di difficoltà nel bambino.

Problemi alimentari

Mancanza di appetito o improvvisa iperfagia ( un eccessivo appetito con voglia di divorare tutto) sono da tenere sotto controllo come indicatori di disagio.

Comportamenti regressivi nei bambini: cosa possono fare i genitori

Di fronte a questi avvenimenti i genitori non devono mai smettere di essere attenti osservatori: avvenimenti che, come adulti, possiamo ritenere poco rilevanti, possono scatenare nei bambini un vero e proprio disagio. Accogliamo il comportamento, non mortifichiamo il bambino né sottovalutiamo la sua richiesta di attenzione perché ci sta esprimendo un malessere.

Rispetto a questi sintomi di disagio, verificato che si tratti di comportamenti anomali rispetto alla condotta tipica del bambino, occorre rivolgersi innanzitutto al pediatra di riferimento, per escludere che alcuni di questi comportamenti siano causa di un disturbo fisico. Dopodiché, se la problematica rimane costante, ci si potrà rivolgere ad uno psicologo.

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